“Adotta un libro”: come coniugare cultura e fundraising

Spesso si dice che i libri sono vivi. È certamente vero, per le emozioni e le sensazioni (anche fisiche, cosa che un moderno device non può dare!) che ci sanno comunicare. Ma tutto ciò che è vivo, per legge di natura, tende a invecchiare e ha bisogno di cure. Anche i libri; soprattutto quelli che sulle spalle – pardon, sulle pagine – devono portare alcuni secoli di storia. Oggi la Biblioteca Leo Finzi del nostro Collegio può vantare 21 mila volumi italiani e stranieri editi a partire dal XVI secolo; una risorsa unica nel suo genere per quanto riguarda la storia della cultura dell’ingegneria e dell’architettura militare e civile. Storia che lascia il segno, tangibile, dell’usura e del tempo (i danni meccanici o biologici più consistenti sono il distacco di pagine, di rilegatura o l’aggressione di muffe) con il rischio concreto di perdere per sempre questo patrimonio. Così, lo scorso anno è nata la campagna Adotta un libro, promossa dalla Fondazione del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano. L’obiettivo dell’iniziativa è chiaro quanto evidente: raccogliere la somma necessaria per restaurare i preziosi volumi che si stanno degradando, come il famoso trattato dell’Architettura di Sebastiano Serlio risalente al 1551. Si tratta quindi di una iniziativa che coniuga perfettamente gli aspetti della cultura e del fundraising. L’appello è aperto a partner, sostenitori e appassionati alla nostra comune storia che vogliano difendere questo enorme patrimonio, diventandone protagonisti per sempre. E una prima significativa risposta già c’è stata.

Ecco perché la D.G.V. ha deciso di aderire alla campagna

Giovanni D’Argento è l’amministratore delegato della D.G.V., l’azienda con sede ad Arluno, a due passi da Milano, che nelle scorse settimane ha deciso di aderire alla campagna Adotta un libro. In particolare, la sua scelta è caduta sul volume Traité complet de métallugie di J. Percy cui è stata destinata la donazione. Lo abbiamo incontrato per capire le ragioni di questa decisione… e per lanciare un messaggio anche ad altri imprenditori potenzialmente interessati a fare lo stesso passo.

In Italia si parla molto di cultura, della necessità di difenderla e promuoverla. Poi, a livello pratico… si fa ben poco (soprattutto quando c’è da investire). La vostra adesione alla campagna Adotta un libro rappresenta una concreta risposta. Perché avete deciso di sposare questa scelta?

L’idea ci è subito sembrata interessante. Anche perché, in fin dei conti, si parla di storia industriale, quindi di un tema molto vicino al nostro essere aziendale. Per noi significava poter attuare un approccio alla cultura concreto e non astratto. Per altro, l’iniziativa ha subito mostrato la sua validità anche in termini divulgativi: i nostri stessi clienti – a cui abbiamo donato alcune copie del volume La biblioteca Leo Finzi del Collegio degli ingegneri e architetti di Milano – si sono dimostrati molto attenti e ci hanno dato riscontri più che positivi, confortandoci nella nostra scelta.

Una realtà aziendale come la vostra è certamente ad alto tasso di innovazione e deve guardare sempre al futuro. Tutto ciò si può conciliare con l’attenzione e la sensibilità nei confronti del passato?

Ne sono convinto. L’innovazione che contraddistingue la nostra realtà aziendale serve, in primis, ai nostri clienti che sono tutte aziende ad alto tasso di tecnologia. E il fatto che proprio loro abbiano appoggiato la nostra scelta conferma che i due aspetti si possono ben conciliare.

Ci può raccontare in poche parole la filosofia operativa della sua azienda e come siete giunti all’attuale posizionamento di mercato?

Oggi come oggi ci sono delle scelte, soprattutto in termini di innovazione, che devono essere fatte per forza; senza un determinato livello di tecnologia non si può più restare sul mercato. L’unico modo per fare la differenza, e per mettersi in luce, è quello di saper compiere in anticipo queste scelte obbligate. Siccome la tecnologia è a disposizione di tutti, per emergere bisogna muoversi per primi; un’azienda non può aspettare che sia il mercato a bussare più volte alla sua porta. A quel punto potrebbe già essere troppo tardi e i suoi concorrenti potrebbero aver già conquistato tutti gli spazi disponibili di un determinato mercato. Non si può fare aspettare il mercato, per nessuna ragione… Ecco, queste in sintesi sono le nostre convinzioni e la filosofia operativa che in tutti questi anni ha guidato la nostra azienda.

Ha già avuto modo di sfogliare il libro che ha adottato?

Sì, solo poche pagine. Ma averlo fisicamente in mano è stata davvero una bella emozione.

Un possibile messaggio ad altri imprenditori, magari ancora indecisi se fare o meno il suo stesso passo?

Molte volte le cose non si fanno solo perché non si conoscono a fondo; non perché si sceglie di non farle o non si ritengono di grande interesse. Penso quindi che questa iniziativa vada ulteriormente promossa e divulgata. Vista la sua valenza, poi, le risposte non mancheranno…

L’impresa

50 anni di storia aziendale all’insegna della qualità e della precisione
Mezzo secolo di storia, vissuto con lo spirito e la concretezza del modello imprenditoriale italiano nella sua versione più sana e produttiva. La D.G.V. nasce infatti nel 1965; le sue attività sono circoscritte alla semplice carpenteria metallica. Nei primi anni ‘80 la svolta, decisa: la produzione si orienta verso la deformazione della lamiera. Qualità e precisione dei manufatti sono l’elemento chiave. Pochi anni dopo, l’introduzione della prima macchina a controllo numerico consente di ampliare le possibilità di risposta dell’azienda alle richieste dei clienti. La costante attenzione all’evoluzione tecnologica negli anni ‘90 porta all’adozione del primo taglio laser. La continua crescita qualitativa si traduce anche in uno sviluppo dimensionale, che nel 2001 porta la D.G.V. all’interno di un nuovo e più grande stabilimento alle porte di Milano (Arluno). Nel 2013 un altro importante traguardo – la certificazione ISO 9001 – a conferma di un set di valori e di quell’attenzione alla qualità, mai venuti meno in tutti questi 50 anni di vita professionale.